Qualsiasi contenuto offensivo, preso dal telefono, dal web o dalle pagine dei social network, fotografato o acquisito mediante “screenshot”, può costituire documento probatorio e quindi, salve specifiche e fondate contestazioni da parte del “presunto” responsabile, fondare una decisione di condanna per diffamazione.
Non importa che il messaggio sia stato successivamente eliminato. Se vi sono indizi gravi, precisi e concordanti, sufficienti a dimostrare la colpevolezza dell’autore del messaggio offensivo, non è imposto alcun ulteriore e specifico adempimento.
Validità degli screenshot nel processo penale
Gli screenshot possono quindi essere utilizzati come prova in un processo penale ma la loro validità dipende, principalmente da due fattori:
- gli screenshot devono essere autentici e integri, quindi non manipolati o alterati
- supportati da altre prove o contestualizzati in modo da confermare la loro autenticità
Gli screenshot sono contestabili?
Se gli screenshot sono stati alterati sussiste ovviamente il diritto di contestarli. In altri termini se vengo indagato o accusato per un reato che non ho commesso e che è frutto della manipolazione delle prove raccolte a mio carico potrò indicare tutti gli elementi utili a provare o ad insinuare il dubbio che i messaggi “fotografati” non rispettano i requisiti di autenticità richiesti dalla normativa.
Quando gli screenshot non possono essere contestati?
Per dimostrare l’autenticità di un messaggio “digitale” – e quindi la sua corrispondenza con il relativo screenshot prodotto – è necessario dimostrare che i messaggi non siano stati alterati e che provengano effettivamente dai dispositivi degli utenti coinvolti.
Tale accertamento può essere effettuato solo attraverso l’analisi forense dei dispositivi – sempreché il messaggio non sia stato eliminato – o mediante la richiesta di informazioni alle aziende che gestiscono il servizio digitale per mezzo del quale è stato diffuso il messaggio offensivo (provider, etc).
Cosa posso fare se ricevo una richiesta di risarcimento per diffamazione?
Se sussistono validi elementi per provare la propria estraneità ai fatti contestati è molto probabile che la vittima del “presunto” reato non abbia individuato il reale autore dello stesso e non abbia quindi correttamente raccolto le prove per sostenere una seria tesi di colpevolezza che giustificherebbe anche una richiesta di risarcimento.
Dunque, al fine di individuare la migliore strategia difensiva è sempre necessario valutare l’intero quadro probatorio o indiziario ed eventualmente contestare l’autenticità delle prove portate a fondamento delle azioni penali o civili che ci vedono coinvolti.
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